l “Progetto Alfarana. Arti, mestieri, prodotti e relazioni politico-commerciali nel Mezzogiorno dal Medioevo all’Età contemporanea. Materiali e contenuti per un percorso virtuale” è stato finanziato dall’Università degli Studi di Bari Aldo Moro (bando Horizon Europe Seeds – 2021) e ha una durata biennale. Il raggruppamento di ricerca, diretto dal PI prof. Francesco Mastroberti, è formato da storici del diritto, storici economici e storici delle relazioni internazionali che hanno individuato e curato la digitalizzazione degli statuti delle antiche corporazioni del Mezzogiorno, con una particolare attenzione per la Puglia, partendo dalla Raccolta Migliaccio, conservata presso la biblioteca “Gennaro Maria Monti” del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Bari. Il raggruppamento di ricerca, sin dall’avvio dei lavori, ha avuto per obiettivo principale quello di offrire alla comunità scientifica e a tutti gli studiosi della storia del Mezzogiorno la possibilità di accedere liberamente ad una preziosa documentazione che ha suscitato da sempre l’attenzione della storiografia. Alfarana è un nome comune di donna che si ritrova nelle fonti pugliesi tra il Medioevo e l’Età Moderna. È stato scelto per caratterizzare al femminile la ricerca sulle arti e i mestieri del Mezzogiorno nel senso che la ricerca ha voluto mettere in particolare evidenza il lavoro femminile, sotto il profilo giuridico, economico e sociale.
a vocazione economico-produttiva del Mezzogiorno è storicamente impiantata, oltre che naturalmente su attività agricole e marinare, su un coacervo di piccole e medie imprese, prevalentemente artigiane, che nel tempo hanno sviluppato eccellenze e specificità, frutto in molti casi di sinergie e scambi tra popoli diversi. Il progetto si è posto il fine di ricostruire la storia giuridica ed economica di arti, professioni, mestieri nel Mezzogiorno e delle relazioni commerciali e produttive, con un particolare riguardo all’area adriatica, al fine di elaborare contenuti per un percorso digitale e virtuale in grado di valorizzare le risorse del territorio. Il perno della ricerca stato individuato negli statuti delle corporazioni di mestieri, ossia nel complesso delle regole che le corporazioni nel corso dei secoli si diedero autonomamente, sottoponendole al Sovrano per l’approvazione.
on l’articolo 1 del decreto regio del 23 ottobre 1821 Ferdinando I re delle Due Sicilie completava l’abbattimento dell’antico regime eliminando ogni rilevanza giuridica delle corporazioni di arti e mestieri: «Tutti gli statuti, regolamenti e capitolazioni delle corporazioni di arti e di mestieri non ancora derogati, restano annullati, limitando lo scopo di esse corporazioni alle sole opere di pietà e di religione per coloro che volontariamente vi si vogliano ascrivere». Così, secondo le laconiche modalità napoleoniche, con pochi tratti di penna venivano cancellati tutti gli antichissimi diritti corporativi delle arti e dei mestieri del Regno delle Due Sicilie che, raccolti in piccoli codici sottoposti all’approvazione del Sovrani con le diverse denominazioni di Capitolazioni, statuti, regolamenti, avevano regolato larga parte del mondo del lavoro e dell’assistenza fin dagli albori del Medioevo. Il decreto completava un percorso, avviato già nella prima fase della Restaurazione, che tendeva a liberare l’industria e il commercio del Regno dai vincoli corporativi. Da allora gli statuti delle Corporazioni – conservati in massima parte nell’Archivio di Stato di Napoli, fondi Cappellano Maggiore, Ministero dell’Interno, Camera di Santa Chiara (ma anche negli altri archivi del Mezzogiorno, statali, provinciali e diocesani, in buona parte inesplorati da questo punto di vista – hanno catturato il costante interesse degli storici. Sotto l’impulso di Nicola Alianelli (Delle consuetudini e degli statuti municipali delle provincie napolitane.
e consuetudini della città di Capua ed Aversa, Napoli 1873) e di Luigi Volpicella (Gli statuti per governo municipale della città di Bitonto e Giovinazzo, Napoli 1881) si avviò un lavoro di recupero delle antiche consuetudini del Regno che coinvolse anche gli statuti delle Corporazioni. A questo interesse rispose l’avvocato napoletano Francesco Migliaccio (Napoli 1826 – 1896) progettando una ricerca a tappeto in tutti gli archivi del Mezzogiorno per il recupero di tutti gli statuti delle Corporazioni. Ne trascrisse moltissimi che oggi costituiscono la Raccolta Migliaccio conservata nella biblioteca Gennaro Maria Monti dell’Università degli Studi di Bari, costituita da tre nuclei documentari. In particolare, il secondo nucleo (177 unità documentali) contiene materiale manoscritto, relativo alla vita delle corporazioni di arti e mestieri dell’Italia Meridionale. La Raccolta ha suscitato notevole interesse nella storiografia. Dopo l’articolo di F. M. de’ Robertis (La raccolta inedita del Migliaccio e la storia delle arti nell’Italia meridionale dal secolo XIV al XIX, 1949), un inventario del materiale inedito può consultarsi nel volume La Raccolta Migliaccio dell’Università di Bari. Per una storia delle associazioni delle arti e dei mestieri nel Regno di Napoli a cura di Eugenia Vantaggiato (Bari 2008).
a Raccolta Migliaccio costituisce la base di partenza per la digitalizzazione degli statuti e per la mappatura delle arti, mestieri e professioni del Mezzogiorno. Nonostante lo straordinario impegno profuso, infatti, Migliaccio dovette arrendersi ad una serie di difficoltà – non ultime quelle di carattere economico – che gli impedirono di arrivare ad una mappatura completa degli statuti e ad una loro pubblicazione. Quasi centotrent’anni dopo la sua morte, con il Progetto Alfarana il gruppo di ricerca ha voluto in un certo senso superare gli ostacoli che ne avevano limitato l’opera collazionando la documentazione raccolta dall’avvocato napoletano con quella reperita in sede archivistica o nell’opera di Antonio Follieri Saggio storico delle corporazioni d’arti e mestieri della città di Napoli, redatta tra il 1882 e il 1884, rimasta manoscritta e attualmente conservata a Napoli nella Biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria.
n’attenzione particolare è dedicata alle arti, mestieri e professioni della Puglia, attraverso l’individuazione di luoghi dove si realizzavano le principali produzioni e il reperimento e la digitalizzazione degli statuti delle corporazioni di lavoratori, laddove esistenti.
l sito offre una sezione dedicata ai Libri antichi che si sono dedicati specificamente alle attività produttive come quelle del giurista Prospero Rendella (Monopoli 1533 – 1630) ed in particolare il De vinea, vindemia et vino (Venezia 1629), il Tractatus de pascuis, defensis, forestis et aquis regum, baronum, universitatis, singulorum (Trani 1630), il Tractatus de columbis et columbariis (Trani 1630), il Tractatus de olea et oleo (Trani 1630).
ntorno alle fonti digitalizzate il gruppo di lavoro ha elaborato prodotti di ricerca su specifiche tematiche, nel campo della storia giuridica, della storia economica e delle relazioni commerciali internazionali, i quali sono stati inseriti nel sito e messi a disposizione di studiosi e ricercatori. Il tutto, con l’obiettivo di creare mappe e percorsi virtuali che possano rendere agevole, a esperti e semplici appassionati, il contatto con la storia delle arti nel Mezzogiorno.